Il Mar Mediterraneo

Durante il triassico le terre emerse erano riunite in un unico continente denominato Pangea, ed esisteva un solo vastissimo oceano denominato Panthalassa. Questo presentava un grande golfo equatoriale con acque relativamente poco profonde e ricco di vita: la Tetide. Secondo le note teorie della deriva dei continenti e della tettonica a placche, l’iniziale allontanamento delle placche continentali permise alla Tetide di espandersi come un lungo braccio di mare, mentre la successiva inversione del moto e il conseguente riavvicinamento delle placche, chiuse ad oriente la Tetide portando alla formazione del Mediterraneo.
Oggi il Mar Mediterraneo è un bacino semichiuso, con fondali caratterizzati dalla presenza di dorsali, fosse e canyon. Lo stretto di Gibilterra, a ovest, lo collega all’oceano Atlantico, a est comunica con il mar Nero ed è connesso, a sud-est, al Mar Rosso tramite il canale di Suez. Il canale di Sicilia lo divide in: Bacino occidentale e Bacino orientale, che differiscono tra loro per caratteristiche fisiche e biologiche. Il Bacino occidentale è costituito dal Mare di Alboran, dal Bacino Balearico, dal Bacino Algero-provenzale e dal Mar Tirreno. Il Bacino orientale comprende il Mar Ionio, il Mar Egeo e il Mare di Levante ed è dominato dal sistema della dorsale Mediterranea. Il Mar Ionio, in particolare, è il più profondo del Mediterraneo, la fossa Calypso, a sud-ovest del Peloponneso raggiunge i - 5.270 m.
Il gran numero di specie e di endemismi fanno del Mare Nostrum un vero e proprio scrigno di biodiversità tuttavia soggetto a gravi minacce di origine antropica. La progressiva urbanizzazione delle coste insieme al  massiccio prelievo di risorse ittiche rappresentano due delle problematiche maggiori.

 

LA VITA MEDITERRANEA …
Il Mediterraneo è considerato un bacino oligotrofico, cioè poco produttivo in termini di biomassa (prodotta dagli organismi vegetali attraverso la fotosintesi) e povero rispetto agli oceani. Questa condizione è causata dall’assenza di movimenti ascensionali dell’acqua profonda (upwelling) che portano in superficie i nutrienti necessari allo sviluppo di tutti gli organismi della catena trofica.
Il bacino del Mediterraneo può essere distinto in due grandi ambienti: pelagico e bentonico.
In ambiente pelagico si trovano organismi capaci di vivere sospesi nella colonna d’acqua, distinti in: plancton e necton.
Il plancton è costituito da organismi che non sono in grado di opporsi al moto di onde e correnti, divisi in: zooplancton organismi animali, fitoplancton organismi vegetali produttori primari degli ecosistemi acquatici. Durante i mesi primaverili il fitoplancton, utilizzando luce e nutrienti, si riproduce in modo rapido e massivo, un vero e proprio picco di produzione primaria che sosterrà per un anno tutto il sistema marino.
Tra le principali componenti dello zooplancton troviamo diverse specie di crostacei: copepodi di piccole dimensioni, eufasiacei, principali componenti del Krill (base di alimentazione per le balene), decapodi, ostracodi e anfipodi. Al plancton appartengo anche organismi di maggiori dimensioni come ad esempio le meduse, ed organismi che sono planctonici solo per una parte della loro vita (mero plancton).
Il necton è composto invece da organismi in grado di nuotare attivamente anche contro corrente. Al necton appartengono i vertebrati ed alcuni molluschi cefalopodi.
I pesci sono i vertebrati più antichi e diversificati e vengono in genere distinti in pesci cartilaginei (squali e razze) e pesci ossei. Tra questi ultimi, in Mediterraneo, vale la pena ricordare il Tonno Thunnus thynnus e il Pesce Spada Xiphias gladius.
Il Mediterraneo è regolarmente frequentato da tre specie di tartaruga marina: la tartaruga liuto Dermochelys coriacea, la tartaruga verde Chelonia mydas e la tartaruga comune Caretta caretta. La tartaruga liuto è presente in mediterraneo esclusivamente per ragioni trofiche, mentre la tartaruga verde e la tartaruga comune nidificano nel bacino. Caretta caretta, in particolare, risulta essere la più comune.
Appartenenti alla cetofauna mediterranea sono: la balenottera comune Balaenoptera physalus (sottordine dei Misticeti), il capodoglio Physeter macrocephalus, il delfino comune Delphinus delphis, il tursiope Tursiops truncatus, la stenella Stenella coeruleoalba, il grampo Grampus griseus, il globicefalo Globicephala melas e lo zifio Ziphius cavirostris, (sottordine degli Odontoceti).
Altro mammifero simbolo del Mediterraneo è la Foca Monaca Monachus monachus, ormai diventata specie estremamente rara a causa delle persecuzioni subite in anni passati.
L’Ambiente bentonico è caratterizzato dalla presenza di organismi, benthos, che vivono in stretto contatto con il fondo o fissati ad un substrato solido, distinti in: zoobenthos e fitobenthos. Distinguiamo inoltre, l’endobhentos, cioè organismi che vivono all’interno del substrato affossandosi nei sedimenti o penetrando le rocce. Gli organismi che compongono il benthos variano a seconda del tipo di fondale considerato.
I fondali mobili
I principali gruppi animali che abitano i fondali mobili sono: molluschi, anellidi, echinodermi e anche alcuni cefalopodi. Tra i vertebrati, è interessante ricordare i pleuronettiformi, pesci adattati alla vita su fondali mobili e unici tra i vertebrati per l’assenza di simmetria bilaterale, in quanto portano entrambi gli occhi su uno stesso lato.
Fondali sabbiosi ricchi di nutrienti, ben ossigenati e illuminati possono essere caratterizzati dalla presenza di praterie di Posidonia. La Posidonia oceanica è una pianta superiore endemica del Mediterraneo, che presenta caratteristiche simili alle piante terrestri: radici, fusto rizomatoso e foglie nastriformi. Il periodo di fioritura è in autunno e primavera; produce dei frutti galleggianti volgarmente chiamati “olive di mare”. Le praterie di Posidonia hanno notevole importanza ecologica poiché in esse vivono molti organismi che nella prateria trovano nutrimento e protezione e inoltre limitano l’erosione della linea di costa. La Posidonia oceanica è considerata buon indicatore della qualità delle acque marino-costiere, e le praterie sono indicate come “habitat prioritario” nell’allegato I della Direttiva Habitat (Dir. N. 92/43/CEE). Tuttavia, in questi anni si è verificata un’importante regressione dei posidonieti, soprattutto nel Mediterraneo occidentale, a causa di:  pesca a strascico, imbarcazioni, sviluppo costiero ed eutrofizzazione.
I fondali duri
I fondali rocciosi possono presentarsi come proseguimento delle coste nel mare o emergenti da fondali molli (sommità di montagne che si ergono dal fondo e che costituiscono le secche).
In questi ambienti ritroviamo molluschi, crostacei, echinodermi, poriferi e cnidari. In particolare, tra gli cnidari, troviamo: le attinie come Anemona viridis o Alicia mirabilis, e le gorgonie. La gorgonia più famosa è il Corallo rosso, Corallium rubrum
Pesci osteitti tipici dei fondali rocciosi sono: la Murena Muraena helena e la Cernia Epinephelus marginatus. Quest’ultima è diventata piuttosto rara e localizzata nel Mediterraneo a causa di pesca intensiva rivolta soprattutto a individui non ancora riproduttivi.

Chi siamo

La Onlus Caretta Calabria Conservation opera attivamente per la protezione della fauna e della flora associata agli ambienti marino costieri. Obiettivo principale dell’associazione è la salvaguardia della popolazione di tartaruga marina Caretta caretta.

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